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Che cosa vedi nel bicchiere?
Sull'essenza del vino
Caro lettore. Non so sei sia successo anche a te. Ma quello che può accadere, avvicinando il mondo del vino, magari in età matura, è che si sviluppi un terzo occhio.
Un bel giorno, guardi dentro un bicchiere e vedi cose strane. Davanti al naso hai un vino e tu vedi uomini, lavoro, passioni voraci e sfide ostinate, saggezze antiche e nuovi miracoli. I colori attivano ricordi e storie, prendi a confondere profumi e gusti con le cose e i posti che hai già visto, o forse solo sognato. Capisci in fretta che devi rassegnarti. Quello strambo occhio invisibile ti accompagnerà per tutta la vita, trasfigurerà le colline che hai intorno, i paesi che attraversi nel viaggio, le persone e le geografie che incontrerai.
Io ricordo che, al termine del corso AIS, il delegato della mia città, l’amico Giancarlo, mi aveva infine rassicurato: “Non è grave. Domani ti porto un libro”.
-Stefano
LE PAROLE DI WINELETTER
SINESTESIA
sinesteṡìa s. f. [dalla voce prec.]. – 1. Nel linguaggio medico, termine abitualmente adoperato per designare il fenomeno psichico consistente nell’insorgenza di una sensazione (auditiva, visiva, ecc.) in concomitanza con una percezione di natura sensoriale diversa e, più in partic., nell’insorgenza di una immagine visiva in seguito a uno stimolo generalm. acustico (audizione colorata), ma anche tattile, dolorifico, termico; tale fenomeno può verificarsi sia in condizioni di normalità, spec. nei soggetti giovani, sia sotto l’influsso di particolari sostanze tossiche (per es., la mescalina).
Sull'essenza del vino
Il libro in questione è Il romanzo del Vino e lo ha scritto Roberto Cipresso.
Era il 2006 e Robert Parker aveva incoronato Cipresso come “uno dei più talentuosi viticoltori e wine maker del mondo”. Wine Spectator aveva premiato il suo Malbec Finca Altamira Achaval Ferrer 2003 come miglior vino del Sud America.
Che cosa ha di particolare il libro? La prospettiva di chi scrive non è quella di un wine maker, o meglio, non è una prospettiva solo tecnica sul vino.
A partire da quelle pagine, il bassanese che aveva fatto base a Montalcino, già a partire dalla fine degli anni Ottanta, inaugurerà un racconto del vino che si muove in una dimensione altra, in cui anche la scienza ha un suo posto ma che potremmo definire più ampia, culturale, umanistica, romantica.
Una dimensione in cui il vino non è solo un prodotto. La sua vera essenza risiede invece nella capacità di portarci altrove, farci viaggiare, raccontarci storie profonde e suscitare emozioni.
Roberto Cipresso
A quasi vent’anni da quel libro, abbiamo conversato con Roberto Cipresso in podcast. In questa WineLetter riprendo alcuni spunti.
Il linguaggio del vino
Per Cipresso la parola chiave per raccontare il vino, e comprenderlo, è sinestesia. L’obiettivo è avvicinare le persone senza spaventarle, parlando un linguaggio comune, non strettamente tecnico o settoriale, e quindi attraverso un approccio che coinvolge più sensi simultaneamente, collegando, ad esempio, la musica, l'arte visiva e altre esperienze sensoriali. La sinestesia diventa una chiave per aprire nuove porte nella percezione e nell'apprezzamento del vino, consentendo una connessione con i neofiti ma anche una vera e profonda esperienza del vino.
“Levare delle cose”: così si capisce il Pinot Nero
Nelle nostre vite, man mano che cresciamo, affiniamo i gusti “levando delle cose”, andando all’essenza di quello che ci piace. Vale nella cucina come nell’arte. Togliamo lo zucchero dal caffè, passiamo dal dolce all’amaro, togliamo orpelli in cucina, arriviamo all’essenza, al taglio scabro sulla tela di Fontana.
Per capire un vino, magari un Pinot Nero, potremmo allora pensare alla musica. Se da giovani ci facciamo inebriare dall’esuberanza del rock and roll, potremmo nel tempo ritrovarci ad apprezzare le note di una melodia jazz, pochi suoni distillati, arrivando ad apprezzare anche i silenzi.
Ecco, quando arriviamo lì, alle sfumature e alla complessità di poche note essenziali, Cipresso dice che abbiamo capito il Pinot Nero.
Il vino deve essere così. Prima ti deve piacere, devi condividerlo con gli amici e deve darti soddisfazione. Poi ti deve emozionare perché ti porta da qualche altra parte.
Dove davvero ci porta un vino
Per Cipresso, possiamo attribuire un vino a due diverse categorie. Da una parte ci sono i vini “di soddisfazione”, che sono quelli che si fanno riconoscere per la varietà dell’uva, secondo i canoni classici della sommellerie. Dall’altra, ci sono quelli “di emozione”, che ci portano in un altro luogo, raccontano un’altra storia, ci rimandano a un terroir.
A scanso di equivoci, il terroir va oltre la semplice identificazione geografica di un luogo e della sua natura. Non c’è terroir senza la presenza e l'azione dell'uomo. La vera esperienza si ha solo “quando il vino ci porta in un luogo rivelando però anche l’uomo intelligente che c’è alle spalle”, la sua visione, la sua cura e il suo sforzo di assicurare la vita del suo prodotto nel tempo.
Possiamo avere cinque vini di terroir differenti, perché hanno un elemento di forza comune ma lo stile, la visione e l'ambizione, sono dell'uomo che c'è dietro.
Siamo ricchi ma anche schiavi di storia. Le nostre tradizioni a volte ci fanno ripetere degli errori drammatici. Io detesto dare in eredità a mio figlio degli errori che ho ereditato dai miei genitori e dai miei nonni. Devo creare una condizione migliore o comunque aprire gli occhi su delle cose che accadono.
Camminando in alto, a ritroso nel tempo
La conversazione non si è esaurita con un solo episodio del podcast e continuerà con un secondo episodio. Prima dell’interruzione di questa settimana, il wine maker racconta il suo coinvolgente viaggio enologico in Argentina, dove si è avventurato nelle regioni montane di Mendoza alla scoperta di vecchie vigne, remote e abbandonate, di Malbec.
Cipresso racconta da dove nasce il vino che "Wine Spectator" ha definito il migliore nella storia dell'America Latina. Un racconto pieno di avventura, ricerca del limite e del carattere, del senso profondo di lotta disperata che può unire l’uomo alla vigna.
Continuavo a salire. Cercavo i segnali dell’uomo. Andavo a cercare le zone più al limite, per cercare personalità, carattere, trovando così delle vigne vecchie di 100 anni.
IL LIBRO
🎧 VUOI ASCOLTARE?
Wine Hub è un podcast di WineLetter con una intervista a settimana sul vino che cambia. 🎙️ Nell’ultimo episodio parliamo con Roberto Cipresso. 👇
TIMESTAMP
00:00:00] Introduzione al Podcast e di Roberto Cipresso
[00:02:12] Il Linguaggio del Vino
[00:03:04] Levare “delle cose”, ovvero come arrivare al Pinot Nero
[00:05:09] Il taglio di Fontana
[00:07:19] Due categorie
[00:08:57] Il Terroir e l’Uomo
[00:10:32] I Luoghi del Vino: Tradizione vs Innovazione
[00:12:22] La montagna e il carattere
[00:15:52] Un Vigneto Sopravvissuto in Argentina
[00:18:30] Dobbiamo comprare questa vigna
[00:20:26] fine della prima parte dell'Intervista
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Backstage
UNA COSA CHE HO VISTO
Donato Lanati alla Scuola Enologica di Alba nei giorni scorsi
Questo spunto sulla sinestesia di Cipresso mi ha fatto pensare. Quando hai di fronte un uomo, e lui ti sta parlando, puoi arrivare a capire delle cose anche se non comprendi il senso letterale di quello che sta dicendo.
Come con certi spettacoli a teatro, o con certi film, che sono recitati in dialetto. Tu non capisci il dialetto ma se quella lingua si porta dietro il carattere, la lotta o magari il sogno dell’uomo, allora puoi cogliere con l’emozione qualcosa di altrettanto importante, a volte anche più importante, inaccessibile all’intelletto ma profondamente vero.
Così, l’altro giorno, mi sono ritrovato alla Scuola Enologica di Alba, per la presentazione di “Barolo En Primeur”, un’asta benefica che si terrà ad ottobre per il quarto anno. A un certo punto, prima di una degustazione, Donato Lanati, noto enologo, ha tenuto una lezione sul colore del vino. Era una lezione a tratti molto tecnica e non ho capito tutte quelle formule chimiche. Ma ho capito fino a dove può spingere la passione per il vino, a quale ricerca, a quale voglia di primeggiare e di condividere.
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